Domenica 18 settembre, al Castello del Monferrato nel centro di Casale, si è tenuta la presentazione del libro dedicato all’iconico personaggio Piero Amarotto.
Chi bazzica per il Monferrato e ha a cuore le tradizioni enogastronomiche del territorio, avrà avuto a che fare almeno una volta nella vita con Piero. E se non ne ha avuto la fortuna, una volta conosciuto, avrà come l’impressione di conoscerlo da sempre.
Perché Piero Amarotto è un uomo che trasmette passione, amore per la vita e per le tradizioni del suo territorio, fin da quando era un bambino. Ed è proprio per questo motivo che il libro si intitola: Piero Amarotto. Il gusto per la vita, una vita per il gusto.
Tutto nasce da un fortuito incontro tra Roberto Tentoni, autore del libro nonché coetaneo e divenuto poi amico di Piero, e Piero, a pranzo nel suo famoso locale Osteria Amarotto. Un loro amico comune, Marco Rustico (venuto a mancare nel 2020, perciò a lui viene dedicato il libro) li fa conoscere.
Tutti loro sono amanti della buona cucina: Roberto da San Giorgio Canavese, Piero da Madonnina di Crea (anche se oggi vive a Cella Monte) e Marco, casalese DOC.
Quel giorno, il 16 maggio 2019, scocca la scintilla: la passione per la cucina, legata ai ricordi di famiglia e a storie di vita vissuta, spinge Roberto a fare una proposta che diventerà realtà: scrivere un libro sulla vita di Piero, sulla sua famiglia, le sue esperienze, le sue passioni.
Così inizia un percorso che porterà alla nascita di quel libro per cui Piero è tanto emozionato nel giorno della presentazione. Perché in quelle pagine sono racchiuse le sue emozioni, le vicende di una vita semplice, ma di una famiglia solida, con dei valori che ai giorni nostri sono spesso messi in secondo piano. Il rispetto del territorio, della vita, dei prodotti, il valore di un percorso che si fa, del cibo, delle cose buone e quelle fatte bene. Un vero e proprio inno alla vita e al gusto.
I ricordi di Piero, tra la cucina di casa e la trattoria
Nei racconti che Piero col tempo raccoglie, questi suoi aspetti vengono sempre fuori. Dall’anno della sua nascita, che viene ricordato con la famosa Nevicata del 56 di Mia Martini, si capisce subito che il suo destino sarebbe stato dentro una cucina.
I genitori di Piero avevano un bar trattoria a Madonnina di Crea, con accanto un laboratorio di pasticceria e gelateria: il padre era un abile pasticcere e la madre una cuoca autodidatta. Tutte le donne della famiglia di Piero erano cuoche eccellenti, e lui cresceva immerso tra profumi e sapori che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita. Il profumo della peperonata, i pomodori dell’orto raccolti e gustati ancora caldi di sole, i salumi fatti dal nonno, la grissia monferrina con la sua crosta ruvida da sfregare con l’aglio per una merenda con la soma d’aji.
Anche il nonno se la cavava bene in cucina: nelle fredde domeniche d’inverno, il pranzo era sempre più o meno lo stesso, che aveva inizio con qualche fetta di salame cotto e crudo, il cacciatorino di Castellazzo, la grissia da poco uscita dal forno e ancora calda. Il re del pranzo della domenica era il bollito, che il nonno cuoceva sulla stufa, con tre tagli di carne di vitello: la testina, la coda e il biancostato. Tre tagli di seconda scelta, tipici della tradizione contadina, ma morbidissimi e deliziosi. Questo bollito veniva accompagnato dal tipico bagnetto verde, leggermente piccante.
Con il brodo dei bolliti, invece, si preparava il primo piatto, il riso in brodo, saporitissimo grazie all’uso di questo brodo così ricco e spesso.
Alla fine del pranzo, la moka iniziava a gorgogliare, spandendo nell’aria quel tipico profumo che solo il caffè fatto sul fuoco sa dare.
Una vita passata quindi tra piatti e sapori tipici monferrini, tra tradizioni di famiglia legate al periodo della vendemmia, e nel loro bar ristorante una ricerca sempre più accurata a prodotti di qualità e a un servizio di ristorazione attento e appassionato.
Il locale che la famiglia aveva a Madonnina di Crea era diventato il punto di riferimento per tante famiglie, lavoratori, pellegrini diretti al Santuario di Crea.
Una viva e attenta tradizione Monferrina
Crescendo, Piero, la moglie Lorenzina con altrettanta tradizione legata alla cucina emiliana, che non poco assomiglia a quella piemontese, tutta la sua famiglia, hanno portato avanti una tradizione viva del Monferrato all’interno dei locali che con il tempo hanno gestito, fino ad arrivare al 2010 e all’apertura dell’attuale e famosa Osteria Amarotto, in centro a Casale Monferrato.
Di anni ne sono passati, come di persone che hanno conosciuto e provato la cucina degli Amarotto. Tanti sono racchiusi nelle pagine del libro, tanti hanno avuto il piacere di conoscere Piero e tutta la sua passione per il buon gusto, riportata nei piatti che ogni giorno escono dalla cucina per allietare i clienti dell’Osteria.
I prodotti di qualità eccellente utilizzati nella cucina degli Amarotto sono davvero tanti, tutti provenienti dal Monferrato e, alcuni, dalle Langhe. Sono tutti quanti trascritti nelle pagine del libro di Piero. Così come alcune loro specialità: gli agnolotti, i friciulin vert, l’antica torta dei frati del Santuario di Crea.
Piero Amarotto è un esempio di come, anche se non sempre con facilità, si possono portare avanti dei valori e delle tradizioni che fanno parte di noi, e di cui dobbiamo essere orgogliosi. Sono gli stessi valori che rendono la vita un po’ meno pesante, che ci fanno sentire tutti parte di una piccola grande comunità, di cui dobbiamo avere rispetto e amore, perché ci rendono ciò che siamo.
Anche in cucina.