Tra le colline del Monferrato astigiano, precisamente su quella di Mongiglietto, nel comune di Cortazzone, sorge una splendida chiesa romanica, dedicata a San Secondo d’Asti, da non confondere con l’omonimo di Ventimiglia. È curioso, infatti, che già in epoca antica si tendesse a fare confusione tra le due figure e che spesso, appunto, fossero involontariamente scambiate. Comunque, questa pieve si riferisce, ovviamente, al patrono di Asti, al quale è dedicato lo stesso Duomo della città.




Appena la si vede è immediatamente chiaro che si tratti di un esempio di architettura romanica, ma questa piccola chiesa custodisce elementi sicuramente curiosi e quantomeno inusuali per un luogo cristiano: sono diverse, infatti, le raffigurazioni che alcuni potrebbero definire blasfeme, ma che in realtà ci raccontano molto della storia dell’edificio e del territorio in cui sorge, ma, soprattutto, di come si diffondesse la religione cristiana durante il passaggio da quella pagana.
A colpire maggiormente, forse, è la scena di accoppiamento fra un uomo e una donna estremamente esplicita e dettagliata (collocata all’esterno, precisamente sul lato rivolto a sud della navata centrale). Non lontano da questa rappresentazione, si trovava anche un rilievo fallico, del quale, però, rimane solamente una parte. Inoltre, sempre all’esterno, è possibile vedere anche la raffigurazione di due seni.
Questi rilievi, ovviamente, simboleggiano la fertilità, ma è davvero difficile immaginarli e trovarli apposti su un edificio cristiano, eppure non sono le uniche anomalie di questa antica pieve.
L’apparato figurativo, tra le decorazioni esterne e quelle interne (queste ultime per lo più sui capitelli che adornano colonne e pilastri), conta moltissime figure che si ricollegano perfettamente al mondo pagano, per esempio con la lepre, che rappresenta la fuggevolezza della vita, o con la fenice, simbolo di rinascita e purificazione, ma anche di vita eterna in una visione cattolica, o, ancora, con le sirene a due code, a sottolineare le tentazioni alle quali l’uomo dovrà spesso resistere.






Questo insieme di iconografie ci racconta il passaggio dal mondo pagano a quello cristiano, che non avviene in maniera netta, bensì assolutamente graduale. Ed è per questo che raffigurazioni che non ci aspetteremmo mai di vedere in un luogo sacro, qui, invece, esistono, infatti vengono utilizzate simbologie romane per comunicare valori e significati cristiani in maniera assolutamente efficace.
Ma a stupire potrebbero essere anche le frequenti visite di rabdomanti che sostengono con fermezza la presenza di acqua al di sotto dell’edificio: questo è stato confermato anche dalla pavimentazione che tende a infossarsi e all’antica pratica che vede la costruzione di pievi in corrispondenza di sorgenti, anche sotterranee.
E questo ci riporta a un’altra simbologia che arriva dal mondo pagano, ma che diventa di fondamentale importanza anche con il Cristianesimo, e cioè quella legata all’acqua, che rappresenta la vita, la rinascita e la purificazione, tanto da essere l’elemento chiave del battesimo.





Si può dire che questo insieme di simbologie ben racconti la storia della cristianizzazione del Monferrato astigiano e che vada, in qualche modo, a ricollegarsi alla fondazione di questa pieve, per la quale è stato ipotizzato che l’edificazione risalga agli inizi del XII secolo.
A due secoli dopo (XIV secolo) appartiene, invece, il mirabile affresco che si trova nell’abside, che ritrae Cristo al centro con, a sinistra di chi guarda, San Girolamo, come ci conferma il piccolo leone raffigurato ai suoi piedi.





