I Templari a Casale Monferrato hanno una grande storia, come quella della schiatta di Aleramo durante le Crociate.
I cavalieri di Monferrato ebbero così alto prestigio in Oriente che i Paleologo, ultimi imperatori di Bisanzio, ereditarono il Marchesato di Monferrato. Nello scudo con le armi delle famiglie, incastonato nel muro d’ingresso del castello Paleologo di Casale, troviamo l’aquila bicipite Imperiale bizantina.
Molti luoghi della città sono ancora legati alla storica presenza dei cavalieri medievali: oltre al castello, la cattedrale di Sant’Evasio, via dei Templari e la chiesa di Santa Maria del Tempio. Dal centro della città alla periferia, nella campagna.
In Oriente, quando Baldovino II donò a Hugues de Payns e ai compagni una parte dell’edificio da lui in un primo tempo usato come palazzo reale, collocato presso i resti del Tempio di Salomone, i membri della confraternita cominciano ad essere chiamati Militia Salomonica Templi, e poi, più tardi, fratres Templi o Templarii. La loro diffusione in Europa fu grande e non si trattò di una società segreta. La Militia Salomonica Templi, infatti, non era un ordine di soli nobili cavalieri. Gran parte degli appartenenti all’ordine comparsi al processo nel primo Trecento erano sergenti, cioè frati di rango non cavalleresco, e avevano trascorso la loro vita silenziosa in commende di campagna dividendo le giornate secondo l’antico precetto monastico dell’ora et labora, ovvero tra le preghiere e l’agricoltura o l’artigianato.
C’era una struttura piramidale nell’ordine: i cavalieri che difendevano i pellegrini in Oriente, certo, ma anche chi si occupava di cose più terrene, come la zootecnia e l’agricoltura. Se da una parte il grande sforzo dell’ordine era di trasferire uomini e mezzi in Oriente, per l’addestramento e l’amministrazione furono eretti in Occidente numerosi edifici, come istituti comunitari, castelli, chiese e grange. Molti di questi, a parte l’eccezione di Parigi, avevano un aspetto umile e funzionale. Nel 1147, quando re Luigi VII di Francia si recò in Terrasanta, i Templari agivano già come suoi banchieri, almeno entro certi limiti. Poiché in Europa non esisteva ancora alcun sistema di deposito bancario, né se ne sarebbe sviluppato alcuno ancora per oltre un secolo, l’uso dell’ordine per il deposito e la trasmissione di fondi dette ai Templari una nuova e imprevista importanza agli occhi dei principi feudali.
A Casale Monferrato le prove sulla presenza dei Templari sono concrete e provengono da molteplici fonti d’archivio. In un documento del 9 maggio 1240 è indicata una via Templi, mentre da un altro, del 13 marzo 1276, apprendiamo che alcuni possedimenti dei Templari erano posti nei pressi della cerchia muraria cittadina. Gli studiosi considerano la chiesa di Santa Maria del Tempio la cappella delle cascine templari che si trovano nei dintorni, mentre il cuore dell’insediamento si trovava nella città. La cattedrale odierna vale un viaggio per ammirare l’atrio, dove i Templari utilizzarono manodopera saracena, e alcuni mosaici eseguiti tra il 1140 e il 1150.
La chiesa di Santa Maria del Tempio, caso più unico che raro, ricorda nella sua intitolazione il nome dell’ordine che la costruì. Nel 1312, al momento della loro soppressione, fu inglobata nei beni dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme poi di Rodi e di Malta ed eretta in Commenda affidata ai Frati di San Francesco nel 1643.
Chi scrive si dedica da decenni agli studi storici, catalogando tutte le fonti disponibili e poi valutando la visione complessiva dei dati. Nel caso dei Templari, da troppo tempo, si assiste al fenomeno del Templarismo, cioè di una vulgata storica che vuole esaltare un presunto volto esoterico dell’antico ordine. Si celebrano così i fasti di un’antica religione precristiana, di un mito seducente che non ha molto di storico, poiché mette al buio la gran massa delle informazioni contrarie ai suoi scopi. Leggere e capire fonti vecchie di secoli obbliga a un ampio, annoso e difficile percorso di studi specialistici. Gli studiosi comme il faut o gli esegeti delle Sacre Scritture, chi può veramente dire qualcosa sul Gesù storico, sono persone con i capelli imbiancati per il loro diuturno lavoro sulle sudate carte. Non sono romanzieri, scrittori à la page, non tenebrosi giornalisti televisivi, sia detto con rispetto e stima per tutte queste professioni.
Le grandi verità o scoperte che si sono volute celare per secoli, se davvero ci sono, non si trovano certo spifferate in tutte le osterie, dopo aver letto un volumetto tascabile come Il codice da Vinci, venduto per pochi euro, con il Santo Graal e la grappa locale in una pregiata boccia Swarovski in omaggio.