Elisa Corda è una campionessa di Powerlifting, una disciplina che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede nel panorama sportivo internazionale. Monferrina doc, e mamma di Nina, si è avvicinata quasi per caso a questo sport a seguito di un episodio che di fatto le ha cambiato la vita. Elisa, infatti, ha una menomazione invalidante alla mano sinistra a seguito di un gravissimo incidente stradale avvenuto mentre stava svolgendo il suo lavoro. Era il 1° luglio del 2016 e da quel momento tutto ha preso una piega differente. Dieci giorni più tardi avrebbe festeggiato il suo trentunesimo compleanno. Uno scontro violentissimo con un camion ha aperto un calvario di cui ancora oggi porta i segni addosso. Novantasei giorni totali di ricovero al CTO di Torino. Una serie infinita di operazioni alla mano, che non hanno scongiurato la quasi totale amputazione dell’arto sinistro fino ad altezza nocche. A distanza di anni, la Giustizia Ordinaria non è ancora stata in grado di accertare le dinamiche e le colpe di quella fatalità.
Se c’era una piccola percentuale che qualcosa potesse andare male in quel maledetto 2016, accadde con sistematica ritualità. Il dolore fisico prese il sopravvento anche nell’animo, per nulla intenzionato a cedere a una situazione che stava assumendo sempre più i contorni di un film dell’orrore. Serviva un qualcosa per azzerare tutto: tornare alla vita vera, che almeno lavorativamente parlando non avrebbe più potuto essere come prima. Almeno inizialmente. Elisa fino a quel momento non aveva mai praticato sport in maniera costante. Un po’ di equitazione e nuoto in gioventù, ma senza crederci più di tanto. Il lavoro e la carriera prima di ogni cosa, ma nella vita non ci può essere spazio soltanto per quello. I primi di gennaio del 2017 la bilancia recitava un 47 kg, che la portò a prendere in considerazione la possibilità di rivolgersi a un personal trainer per provare a rimettersi un po’ in forma.
Così si è avvicinata al mondo di Area Gym, una palestra di Casale Monferrato, dove ha conosciuto Marco Francia, ex pugile professionista, ora istruttore. È immediatamente scattata la scintilla. Insieme, hanno cominciato a studiare come sopperire all’handicap della mano utilizzando ogni sorta di strumento possibile per facilitare i movimenti di spinta delle braccia. Non c’era un precedente da seguire, nemmeno un’antologia specifica. Si andava a tentativi e tanto, tanto sudore. Dalla palestra al laboratorio del calzolaio fra guanti, moschettoni e ganci di diverse dimensioni si coltivava un sogno che qualche mese più tardi sarebbe diventato più chiaro: il ParaPowerlifting.
Nel mentre, però, Elisa rimase incinta proprio di Marco, il suo allenatore. Nacque Nina, ma la storia d’amore fra i due non andava per il meglio. Le strade si separarono, ma non per quanto riguardava la preparazione in palestra, che riprese a strettissimo giro dopo il parto. Nel 2019, arrivò il momento di cimentarsi con le prime gare, suddivise in tre esercizi classici: squat, distensioni su panca piana e stacco da terra. Al Rimini Wellness, un po’ a sorpresa, vinse il suo primo titolo italiano. In quell’occasione scrisse nella sua categoria di appartenenza anche il record tricolore di stacchi (156). Nel settembre di quello stesso anno arrivarono anche le prime convocazioni in Nazionale. La vittoria agli Europei, altri titoli e competizioni nazionali. Poi arrivò la pandemia a fermare tutto e ad aggiungere un altro dolore: la morte del suo papà, proprio a causa del Covid.
Altra benzina per alimentare quel fuoco dentro. Elisa ritornò al lavoro, ma pativa il ridimensionamento del suo ruolo operativo. Era relegata a fare delle fotocopie in ufficio, non proprio la valvola di sfogo di cui avrebbe avuto bisogno. In più, cominciarono le diatribe legate alla sua disabilità in ambito sportivo. Nel ParaPowerlifting non c’erano atlete con handicap agli arti superiori e i suoi supporti, diventati con il tempo protesi rilasciate dall’Inail, venivano considerati “fuorilegge” da diverse federazioni. Si entrò così in un limbo di rifiuti e impossibilità a partecipare alle gare. Elisa traeva o meno vantaggio da questi supporti? E, soprattutto, con chi avrebbe dovuto gareggiare? Nel 2021, insieme al suo nuovo compagno Gavino, ha fondato Alpha11Power, che ha come obiettivo quello di far diventare lo sport un motore positivo per le varie problematiche di disabilità e di inclusione. Tra le battaglie portate avanti, anche la complicata sensibilizzazione dell’opinione pubblica per il riconoscimento del suo handicap dal comitato paraolimpico (dal 1984 presente tra gli esercizi dei Giochi Olimpici).
Il Monferrato ha la sua campionessa mondiale
Sul finire del 2021, ha ottenuto, per la federazione privata WPC, anche il titolo mondiale in Portogallo, che le permette ancora di gareggiare. In attesa di capire quale possa essere il suo futuro sportivo, considerando anche le tantissime operazioni alla mano che dovrà ancora subire, Elisa ha iniziato anche a seguire nei panni dell’istruttrice alcuni gruppi di allenamento con il Team Francia in Area Gym. In cantiere, ci sono diversi progetti con il Comune di Casale Monferrato, i Servizi Sociali e il Centro Diurno per Tetraplegici, con l’obiettivo di coinvolgere anche i più piccoli nella pratica dell’attività sportiva.
Intanto, giusto per “tenersi impegnata” in qualche altra disciplina strong, si sta preparando a una gara di PowerBuilding. Si tratta di un mix tra Powerlifting e Body Building. A maggio e settembre 2022, i primi due appuntamenti in agenda. La preparazione è durissima, con pochi sgarri alimentari e continue sedute di allenamento. Nina, che intanto sta diventando sempre più grande, segue da vicino gli sviluppi di questa passione di mamma. Un’atleta che per caso cinque anni fa ha messo piede per la prima volta in palestra ed è rinata e fiorita in una veste a dir poco incredibile.
Avanti così, Elisa, noi facciamo il tifo per te.