Nell’Alto Monferrato, nei comuni di Casaleggio Boiro, di Mornese e di Bosio, si trovano due laghi di natura artificiale, che si prestano a meravigliose escursioni e a itinerari archeologici, visto che, qui una volta, veniva estratto l’oro, con tanto di stabilimento metallurgico per la sua lavorazione. Ma andiamo con ordine.
Siamo nel Parco delle Capanne di Marcarolo, ai piedi dell’iconico monte Tobbio, simbolo dell’Appennino ligure, e qui, nel 1887, venne terminata la prima diga, per il lago Superiore, mentre la seconda, ossia quella del lago Inferiore, dove si trovavano le attività, venne finita nel 1917, e i due laghi presero il nome dalla località in cui si trovano, Lavagnina.
È sufficiente fare due passi per il greto del torrente Gorzente o lungo i numerosi sentieri per rendersi conto della ricchezza mineraria delle rocce: in alcuni momenti sembra addirittura di essere atterrati in qualche parte di America, set di film western.
E, infatti, qui si iniziò prima a raccogliere l’oro – i Romani, per esempio, sfruttarono migliaia e migliaia di schiavi –, poi a estrarlo sistematicamente, attraverso la costruzione di vere e proprie miniere, ancora oggi visibili, ma aperte al pubblico solo in alcune occasioni e visitabili con una guida, così da ripercorrere tutte le tappe di quel mondo così lontano, eppure concreto.
Oltre alle miniere, che, purtroppo, si esaurirono con l’inizio del Novecento (l’ultima nel 1913), il complesso metallurgico, creato precedentemente per la realizzazione di lingotti d’oro, venne sommerso dal lago Inferiore: nei momenti di particolare siccità in estate, quando le acque si abbassano notevolmente, riemergono i resti di questo complesso, regalando stupore e fascino a chi ha la fortuna di poter ammirare l’incredibile spettacolo.
Questi laghi non sono magnifici solo per ciò che custodiscono gelosamente da decenni, ma anche e soprattutto per il paesaggio che li circonda: un Appennino rigoglioso, a metà tra Piemonte e Liguria, non solo geograficamente, ma anche dal punto di vista climatico e ambientale, peculiarità che va a creare una situazione così unica da permettere la coesistenza di piante tipicamente alpine insieme a quelle della macchia mediterranea, come l’elicriso selvatico, profumatissimo nella bella stagione.
I due laghi, quindi, meritano un’escursione che sia tutto tranne che superficiale, andando ad ammirare i tipi di roccia, le piante, i panorami e anche le meravigliose piscine naturali del torrente Gorzente – principale affluente dei due invasi –, che regala un altro suggestivo spettacolo della natura, le cosiddette marmitte dei giganti, ossia profonde depressioni nella roccia a forma di pozzo, frutto della continua e persistente erosione dell’acqua.
Dalla casa del Custode è possibile lasciare l’auto e proseguire a piedi lungo il sentiero, che, costeggiando i due laghi, lungo il loro perimetro orientale, è facilmente percorribile (è pianeggiante e piuttosto largo), per poi inasprirsi lungo il corso del Gorzente.
L’escursione ai laghi della Lavagnina è adatta a tutte le stagioni, ma in inverno è necessario essere adeguatamente attrezzati con abbigliamento tecnico, così da non essere sorpresi da vento, freddo e neve.
Distanze:
da Casaleggio Boiro 5,4 km, da Ovada 16 km, da Gavi 19 km, da Morsasco 29 km, da Acqui Terme 36 km.