Ruché

Alla scoperta del Ruchè e del suo museo

A Castagnole Monferrato si produce il Ruché. 

E questa è una cosa risaputa. Ma quello che in pochi conoscono è l’esistenza di un uomo eccezionale, Don Giacomo Causa, il parroco di Castagnole che più di mezzo secolo fa arrivò in paese e scoprì che fra i possedimenti della parrocchia c’era anche una vigna di Ruché!

Il Ruche’ è un vino molto particolare: ha un grado alcolico importante e proprio per questo motivo i contadini lo avevano sempre riservato alle Domeniche o alle giornate di festa.

Non era molto conosciuto al di fuori di questo ristretto territorio, perché altri vini molto più conosciuti, come la Barbera o il Grignolino, dominavano il mercato vinicolo.

Don Cauda dedicò gli anni successivi, oltre che alla cura delle anime del paese, alla riscoperta e alla valorizzazione di questo vino, di cui si era profondamente innamorato. Sarà proprio grazie a lui che, nel 1987, il Ruché conquisterà la DOC, uscendo da un contesto quasi esclusivamente territoriale e conquistando riconoscimenti a livello internazionale.                     

Noi abbiamo scelto di degustarlo presso l’azienda Ferraris, incuriositi soprattutto dalla promessa di una visita al loro antico Infernot.

Quella che ci accoglie è un’azienda moderna che esporta i propri prodotti in tutto il mondo, in particolare in America, ma che mantiene inalterata la propria anima profondamente “monferrina”, caratterizzata da sobrietà, equilibrio, dalla filosofia dei piccoli passi e dalla capacità di non dimenticare mai le proprie radici.

I Ferraris producono Ruché ormai da diverse generazioni e l’idea di creare un “Museo del Ruché” è assolutamente vincente.

Si scende nelle antiche cantine, magnificamente scavate nella pietra da cantoni e qui attraverso schermi, escamotages olfattivi ed una narrazione dinamica, si ripercorrono i vari stadi della produzione vinicola, ma anche della loro storia famigliare.

Vero gioiello della cantina è l’antico infenot, dove, tipicamente in questa zona del Monferrato, i contadini conservavano ciò che di più importante possedevano: formaggi, salumi e appunto, il vino, perché questo ambiente direttamente scavato a colpi di piccone nei mesi invernali di forzata inattività dai campi, garantiva una temperatura costante per tutti i mesi dell’anno.

Concludiamo la visita con una degustazione dei vini Ferraris che non disattendono certamente le nostre aspettative.

Lasciamo a malincuore Castagnole, consapevoli che il Monferrato con le sue vigne dorate, i paesi arroccati, le strade tortuose non è una destinazione qualsiasi: è un viaggio che lascia un segno in chi ha la fortuna di intraprenderlo, perché esattamente come il carattere di chi abita questi luoghi, si presenta a tratti aspro, difficile, ma meraviglioso e sorprendente quando decide di rivelarsi a chi ha la pazienza di percorrere itinerari poco battuti.

Un viaggio tutto da vivere con i consigli e le dritte dei “locals” che vivono in questo magnifico territorio.

Altre storie
Cartosio dall'alto big
Cartosio e la valle Erro