Una terra di confine, antichi terrazzi alluvionali e rilievi collinari che quasi all’improvviso si trasformano nell’Appennino, distese di boschi e di vigneti, e il vento di marino che in diversi periodi dell’anno arriva dalla Liguria. Se si chiudono gli occhi sembra davvero di essere a due passi dal mare. Manca solo il rumore delle onde, in questa terra del Basso Piemonte ricca di contaminazioni dove nel corso dei secoli si sono fuse culture e tradizioni apparentemente molto distanti fra loro e che qui trovano una sintesi quasi unica. È l’Acquese, è l’Alto Monferrato, è la terra delle ‘vie del sale’ e del Brachetto, è la città di Acqui Terme, dalle radici romane.
L’ambito dell’Acquese e della valle Bormida di Spigno racchiude in sé una considerevole eterogeneità. A fronte dei robusti elementi di similitudine strutturale con l’Ovadese e, sul limite nord occidentale, con l’ambito del Monferrato e dell’Astigiano, è invece poco impermeabile paesaggisticamente con le alte valli appenniniche, mentre presenta relazioni profonde con l’ambito dell’Alta Langa per la continuità della valle Bormida.
Se l’ambiente è davvero unico, la fitta rete di centri minori, insieme ad Acqui, è il manifesto di un passato che affonda le radici in una storia di cui ancora oggi si trovano testimonianze ed eredità. Gli insediamenti sono connessi alla viabilità antica (Acque Statielle – Acqui Terme) e altomedioevale (Cassine, Strevi, Terzo d’Acqui) con centri sviluppati lungo le direttrici nelle valli segnate dal percorso fluviale della Bormida (Spigno, Ponti) e dell’Erro (Melazzo, Cartosio).
La ricerca archeologica ha restituito l’immagine di una città monumentale, con impianti termali, il teatro, l’anfiteatro, empori commerciali e l’acquedotto. La storia è stata scandita dall’epoca romana, poi dal dominio longobardo fino all’impero dei Franchi, quando Acqui è diventata sede di un comitato che nel X secolo, insieme al comitato di Vado-Savona, costituirà la marca affidata ad Aleramo. Un altro legame che unisce l’ampia area del Monferrato, Alto e Basso.
La città di Acqui, grazie alla presenza delle fonti sulfuree, ha avuto fin dalle origini una forte vocazione termale, rilevanti interventi architettonici fra Ottocento e Novecento, ma la grande potenzialità turistica è rimasta in buona parte inespressa e causa di mancate scelte, nel corso degli anni, rispetto a forme di gestione innovative e funzionali delle strutture e a una scarsamente incisiva azione di promozione. Oggi, al contrario, non mancano forti segnali di inversione di tendenza che potranno andare tradursi in una vigorosa svolta non solo per la città, ma per l’intero acquese.