“Non v’è arte ne simmetria unico pezzo la fantasia
In pochi anni di mia vita
Da me quest’opera compita Se non bella è originale
Ed è difficile trovar l’eguale
Un contadino vi ha posto mano Tal Serpentello signor Luciano”
No, non siamo al cospetto di spericolate rime in avaria di qualche Stilnovista sperso tra le colline del Monferrato o peggio ancora di un architetto ubriaco caduto in disgrazia dopo essere scivolato sulla banana di Cattelan.
Siamo invece di fronte alla creatività genuina e poliedrica di un abitante di Vignale che, invece di andare alla ricerca disperata di cantieri stradali gironzolando tra le colline con le mani dietro la schiena, ha deciso di dare un tocco personale alla propria amata terra, in modo un po’ eccentrico, ma sicuramente personale e originale.
Non conosco la storia del signor Luciano, ma me la immagino così: ultimo giorno di lavoro, il TFR di una vita tutto in contanti in una busta sgualcita e lui tutto solo in mezzo alla piazza alle 18 di sera a guardarsi intorno nel silenzioso deserto (le piazze piemontesi sono spesso vuote a quell’ora visto che vige ancora il coprifuoco dal 1915 che suggerisce di non avere una vita sociale oltre a una certa ora). Una veloce sorsata di vino rosso al bar, sputazzo alla mano e via, si inizia una nuova avventura. Perché mangiarsi la pensione faticosamente guadagnata in pericolose partite a briscola? Perchè sostare trasognando di fronte al cantiere improbabile della Asti-Cuneo aspettando che venga finita? No! Adesso faccio qualcosa per la mia casa, per il mio paese, perdincibacco!
Ecco allora che appena entrati in paese, proprio sotto l’antica chiesa medievale dell’Addolorata, si incespica nel primo artistico manufatto del nostro amico Luciano Serpentello: è un originale parco della rimembranza dove cimeli di guerra e residuati trafugati a qualche turista giapponese abbonato alla rivista “Tora! Tora! Tora!” si confondono tra decorazioni e strutture che riecheggiano il più celebre Gaudì. Cioè, lo riecheggiano se vi siete appena scolati una bottiglia di buon Barbera neh, ma non fermiamoci alle apparenze. Dopo aver superato il parco, tra mangrovie sconfinate e trappole arrugginite del ’15-’18, si incontra il vero capolavoro Serpentellesco, la dimora ufficiale del nostro amico Luciano che, in barba alle severe direttive delle Belle Arti, ha trasformato casa sua in una sorta di Sagrada Familia in stile arte povera, decorandola con cazzuolate di cemento e spatolate di sabbia lunare, mischiata saggiamente con abbondante colla vinilica, probabilmente dopo essersi addormentato sul divano guardando una puntata di Art Attack (massììì tanto poi facciamo un bel condono e via).
E allora diamo spazio totale alla creatività, fai uscire il Giovanni Muciaccia che c’è in te, Luciano!
La casa diventa un omaggio al tutto, soggetti e scenari di ogni tipo prendono vita al posto di ordinari mattoni. Chi se ne frega del cappotto termico, lo faccio io a badilate il cappotto a casa mia! Non manca proprio nessuno, forse solo i due leocorni, per il resto è un viaggio in Italia tra luoghi, tradizioni, lavori… ci sono la cattedrale di San Giusto di Trieste, ma pure la torre di Pisa, pendente come l’originale e sono sicuro che vedendola qualche turista si farà i selfie per far finta di tenerla su. Una collezione di treni e vagoni da far impallidire Frenitalia, oggetti tipici del lavoro nei campi, aratri, zappe, mucche, crocefissi, trombe e persino un busto con autoritratto, casomai l’avventore non sapesse con chi ha a che fare!
E chissà se in questa ubriacante scenografia edile l’osservatore più attento avrà notato un piccolo, curioso, bassorilievo… una foglia dalla forma sospetta e non credo proprio sia un omaggio al Canada e alla celebre foglia d’acero della bandiera. A me ricorda più… no, dai è proprio quella?
T’è capì al monsü Luciano?