Da Casale, il 29 dicembre 1806, il giovane Carlo Vidua, di ventun anni, scriveva «al Conte Napione» (Gian Francesco Galeani Napione, conte di Cocconato) una lettera a proposito del canonico Ignazio De Giovanni, bibliofilo e letterato cosmopolita, suo padrino di battesimo e maestro privato nell’adolescenza. Leggiamo: «La cortesia, che V.S. ha per tutti, e specialmente la bontà, che ella ha sempre avuto per me dappoi, ch’io ebbi l’onore di conoscerla, mi fanno ardito a pregarla di un favore. Io mi lusingo, ch’ella vi si vorrà prestare di buon grado trattandosi di una persona cara a lei, non meno che a tutti quelli che la conobbero. È questi il canonico De-Giovanni, le di cui lettere, comechè io ne abbia visto poche, pure ho sempre udito commendare quai modelli di stile epistolare.
E però stimando io, che se esse fossero pubblicate riuscirebbero forse d’utilità, e certamente di onore alla mia patria, ora prendo cura di raccoglierle per poterle poi col tempo o tutte, od in parte dare alla luce. So che V.S. le fu amico, ed amico intrinseco; lo stesso canonico negli ultimi suoi, e miei primi anni mi parlava di lei; mi ricordo altresì, ch’ei mi parlava del celebre sig. Gherardo de Rossi, col quale teneva carteggio; quindi ella fi farebbe grazia grandissima, se volesse aiutarmi in questa intrapresa, e colle sue lettere, ed ottenendone eziandio qualcuna dal sig. Gherardo de Rossi, che so esserle amico, e che io non ho l’onore di conoscere che per fama, e per aver lette alcune sue opere, e rilette più volte le elegantissime sue favole. Siccome io avrei caro di aggiungere alle lettere del Bonfadio Monferrino altresì qualche altro lavoro e in prosa e in poesia, io prego V.S. a darmene contezza, avendone io udito sovente parlare, sebbene non conosca che due o tre orazioni Latine».
Ignazio De Giovanni nacque a Moncalvo il 20 dicembre 1729, visse come canonico a Casale Monferrato, dove morì il 25 dicembre 1801.
Moderno abate, De Giovanni iniziò ad acquistare libri dai fratelli Gosse di Ginevra, editori, tra il 1760 e il 1761. In poco più di un anno acquistò 114 libri, di cui alcuni in più copie, 39 dei quali erano romanzi. La sua scelta appare orientata verso il romanzo d’amore in tutte le sue varianti: da quello dai tratti moraleggianti di un Richardson o di un Crébillon, in cui domina l’allegoria della dannazione, a quello pornografico. Quest’ultimo genere è largamente rappresentato nelle ordinazioni di De Giovanni da romanzi i cui protagonisti sono o nobili dediti a una vita libertina, oppure frati, monaci e monache narrati nelle loro più scabrose passioni, impegnati intensamente in una sola attività: i giochi erotici in tutte le varianti possibili.
Tra le ordinazioni dell’abate monferrino, per citare solo le opere più scandalose, troviamo la Vie voluptueuse des capucins et des nonnes, Galanteries d’une religieuse, Intrigues monastiques.
C’era nella scelta di De Giovanni un semplice gusto per il proibito, comune a tanti uomini del suo tempo, prima della Rivoluzione. C’era anche una qualche sottile partecipazione alle idee di cui questi libri erano portatori. Soprattutto, De Giovanni utilizzava queste opere acquistate a Ginevra – entrate con molta difficoltà nel Regno di Sardegna – per portare a termine scambi con libri rari per la sua biblioteca. Spesso i libri “proibiti” gli servivano per acquistare una rara edizione di Cicerone o per avere in cambio un’opera di Petrarca o di Dante. Troviamo conferma di ciò nella sua biblioteca, ora conservata nella Biblioteca del Seminario di Casale Monferrato.
Il Seminario, dopo anni di semiabbandono, sta vivendo oggi un nuovo periodo di splendore, grazie anche alle esposizioni curate dall’Ufficio per i Beni Culturali della Diocesi, guidato da don Davide Mussone e da Raffaella Rolfo, architetta e studiosa delle nobili famiglie monferrine.
La Biblioteca del Seminario fu fondata ed eretta in “Opera Pia” nel 1738 dal vescovo Pietro Gerolamo Caravadossi (all’ingresso appare un suo grande ritratto). Nel 1740 la biblioteca fu da lui riccamente dotata di beni librari e di una rendita per la sua gestione e mantenimento. Il vescovo Villaret fece sistemare la biblioteca presso l’Oratorio di San Filippo Neri fino alla costruzione dell’attuale edifico, posto in aderenza alla manica ovest del nuovo Seminario, realizzato su disegno dell’architetto Antonio Vigna. Nel 1832, Gaspare Seggiaro riordinò, catalogò e collocò i libri negli scaffali lignei tuttora esistenti. Nel 1904, don Cristoforo Sala realizzò un altro riordino di tutto il patrimonio librario.
Una vita appartata quella di De Giovanni, dedicata allo studio. Grande lettore, raffinato scrittore, il canonico diede il meglio di sé nel genere epistolare, come già notò Vidua. Solo in mezzo al turbine dei suoi libri, per utilizzare un’immagine di Napione, De Giovanni trovò il tempo di dedicarsi anche a studi sulla lingua piemontese, scrivendo dei sonetti in piemontese e in dialetto monferrino, radunati dal suo pupillo, futuro intrepido viaggiatore.