La Mariuccia è una moglie, una mamma, una nonna, una donna del Monferrato, nata a Murisengo e trasferitasi nella metropoli casalese perché la vita ti porta a fare delle scelte che, nel caso della “Mariu”, sono quasi sempre state in funzione delle necessità di un marito, dei figli, dei nipoti. La Mariu parla il dialetto di Murisengo, che per certe versi e per certe parole ha una musicalità tutta sua.
Ed ecco che nei suoi racconti, mentre gli occhi brillano un po’, lo zio diventa “il barba” e la zia “la magna” e si parla di campi e di viti e di viaggi, seduta nel trattore, su comodissimo fieno. Per tanti anni, almeno durante i mesi estivi (la casa di Murisengo non ha il riscaldamento) la Mariu non ha mai rinunciato a trascorrere qualche settimana tra le sue colline, tra cugini e amici che in fondo sono fratelli e sorelle, perché basta uno sguardo per capirsi.
In casa della Mariu i piedi nudi si riposano sfiorando il pavimento in cotto (quello vero), si cucina sulla stufa a legna e, in cima alla scala, ci si ferma alla finestrella che si affaccia su un Monferrato un po’ selvaggio, straordinariamente unico. Dalla porta di ingresso, scesi quattro scalini, si arriva in giardino dove cresce la “pianta della Mariu”, un piccolo “Arquebuse” (lei lo chiama così, forse si chiama Tanaceto) che a guardarlo non sembra neanche un granché, ma che sapientemente lavorato dalle sue mani produce uno straordinario liquore, che poi diventa il regalo di Natale più ambito dai parenti più stretti. Anche perché ogni anno ne produce solo tre litri e non c’è verso di fargliene fare di più. Uno per figlio.
A Murisengo e nei dintorni ci sono ristoranti strepitosi, di cucina tipica monferrina e per tutte le tasche, ma la Mariu preferisce ospitarti a casa sua anche se, a sentire lei, cucinare non è la sua passione (e allora quella incredibile zucca in carpione da dove viene fuori?).
Così, mentre dal centro di via Umberto sali verso il grande Castello per godere di una vista sulle colline introvabile altrove, la Mariu spadella, mette in tavola uno stupefacente salame cotto locale, apre una bottiglia di Barbera e aspetta il tuo ritorno. Il dolce non lo prepara quasi mai, come è normale che sia per chi abita a pochi metri da Quilico e dalla miglior torta di nocciole del mondo.
Ultimamente, per vari motivi, la Mariu non riesce più a tornare a Muri. Basta parlare due minuti con lei per capire che lo vorrebbe con tutta se stessa, ma ci sono altre priorità. Con una forza d’animo impressionante sospira e sposta la conversazione chiedendo di te. Quante Mariu ci sono in Monferrato! Donne minute, giganti nello spirito, con quel carattere aperto e generoso (con buona pace del piemontese falso e cortese). Per me l’8 marzo è la festa della Mariu.
foto by Pmk58 ©Wikipedia CC BY-SA 3.0